I BAMBINI E LE BAMBINE FUORI DALLE PUBBLICITÀ


Oggi, dopo aver sfogliato il giornale D, l’inserto settimanale de La Repubblica del 3 Settemnre 2011, non ho potuto non manifestare il mio fastidio e la mia rabbia per l'uso sempre piú imbarazzante di bambini e bambine nelle pubblicitá delle grandi firme della moda tanto italiana che straniera. Il sessismo si vede, oltretutto, nel fatto che mentre i bambini sono in pose normali, le bambine sono truccate ed hanno sguardi e pose sessualmente ammiccanti. Ma a parte questa sottigliezza di trattamento, in generale, sembra che la meta prioritaria dell'industria della moda sia solo e unicamente la creazione del target infantile. É inutile dover spiegare la potenza devastante delle immagini pubblicitarie sulla mente, sul corpo e sulla psiche di un adulto, superficiale dover sottolineare che la portata di queste icone rischia di creare sempre piú dodicenni, cubiste e principesse come ci ricorda Lombardo Pijola Marida nella sua inchiesta-saggio del 2007.



Su queste bambine appetibili io vedo la faccia nascosta di un capitalismo che ha perso la sua identità e che nasconde la distruzione di paesi in via di sviluppo, in nome di un buonistico e ipocrita aiuto economico, tesi questa avvalorata, tra l’altro, da John Perkins, in Confessioni di un sicario dell’esconomia. Come un parassita, percepisco un consumismo ingordo che alimenta marche i cui prodotti di bellezza, con la loro martellante ostinazione verso un giovanilismo esasperante, provoca in madri psicologicamente martoriate, una reazione disperata per l’arrivo di una innocentissima e legittima ruga. Sii bella e stai zitta di Michela Marzano docet. Madri talmente preoccupate a difendersi dall’arrivo del nuovo tabú del millennio, la vecchiaia, che non riescono, forse, a proteggere e ad evitare che le loro figlie diventino le nuove protagoniste dello Star-system pubblicitario.



Io mi appello a queste donne, a quelle poche che riescono a resistere a questa droga indotta del Dorian Gray a tutti i costi, ai padri, ai nonni e alle nonne delle famiglie di tutti gli strati sociali, ma anche ai numerossisimi responsabili delle campagne pubblicitarie di tutte le firme, e approfitto per citarle: Fay, nella quale due bambini giocano con il padre, Dolce e Gabbana Junior, Gucci, Miss Blumarine, Burberry Children, Woolrich John Rich & Bros, Miss Grant, Bikkembergs, Timberland,  Roccobarocco, che almeno ha messo anche un adulto, Add, Jucca, Naturino, Lúlú, Prenatal, Primigi, Nero Gardini Junior, Chicco, per non parlare delle foto di Tierry Gearon in una delle quali una bambina davvero piccolissima è costretta ad assumere una posizione sfacciatamente erotica. Di foto con pubblicità cumulative di marche ce ne sono poi altre 12 pagine e poi si riprende con Sarabanda, Simonetta, Take Two, I Pinco Pallino, Diesel, Original Marines, Brevi. Quante sono dentro un unico settimanale? 26. Non saranno troppe per un giornale di 238 pagine?


Su La Repubblica dello stesso giorno ne trovo, una, davvero inquietante, di Prada, che ritrae una bambina di un’età indefinita, una specie di Lulú sedotta dalla moda invece che dal gusto per i viaggi, senza poi trascurare di nuovo Armani Junior, Ang, Un bebé. Mi appello, dunque, ai responsabili di tutte queste campagne pubblicitarie e dico: “Perché non lasciate i bambini fuori dai riflettori e andate a casa a giocare con i vostri figli? Ai direttori de La Repubblica e dell’inserto D, vorrei proporre di non permettere piú contratti contenenti pubblicità di bambini e alle giornaliste e ai giornalisti chiedo di cominciare a indignarsi e di chiedere che queste pubblicità non affianchino piú i loro pezzi.

Ai lettori e alle lettrici propongo una nostra campagna di boicotaggio verso queste marche. Comprate ai vostri figli vestiti che non facciano questo uso di pubblicità e pratichiamo tutti il bombing mail verso queste marche, magari un giorno smetteranno.

A livello legale propongo una proposta di legge che vieti l’uso dei bambini nelle pubblicità, cosí magari quelle poche volte che guardo la televisione non saró costretta a vedere due innocenti creature protagoniste di una pubblicità che promuove una macchina o la pubblicità di una crema delle mani che rappresenta la giornata tipo di una madre che va a prendere la figlia piccola a scuola.

E tu, mi vuoi dare una mano?

Martina Banchetti
mariposasobrellama@hotmail.com



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